Il coronavirus sta cambiando la percezione di molte cose, ed altre ne cambierà man mano che si mostreranno i suoi effetti. Le disgrazie, tuttavia, non vengono mai da sole, sentenziava un vecchio proverbio. L’epidemia, infatti, potrebbe portare all’arrivo di una ben più grave calamità: il MES ed altro ancora.
Il quadro è mosso, molto mosso. Le borse mondiali sono sotto stress. Il Vix, l’indice che indica la volatilità della Borsa di Wall Street, è ai livelli della crisi della Lehman. Del resto, sembra che siano stati bruciati 5 trilioni di miliardi. E a noi rompono per qualche spicciolo!
In questo contesto, in Italia si prevedono interventi per dare vigore ad un andamento economico che è fermo già da anni, per non dire da decenni, e che ora rischia lo sprofondo rosso. Si discute su quanti soldi siano necessari, ma nessuno pone l’attenzione sul fatto che queste risorse dovremo cercarle sui Mercati. E dovremo farlo proprio quando il famigerato spread comincia a riscaldarsi come le fumarole di un vulcano prima dell’emissione della lava. In questo modo gli interessi lieviteranno quando avremmo bisogno del contrario.
Tutto ciò pone nuovamente con forza il tema della sovranità monetaria. Ma c’è un silenzio tombale.
Ci si interroga su quanta elasticità ci consentirà l’Unione. Ma nemmeno questa sta molto bene. Anche in questo frangente ha dimostrato di non esistere. Tutti sono intenti a sfruttare l’occasione a scapito del vicino colpito. Altro che solidarietà europea: è guerra economica!
In questo quadro, il coronavirus non farà altro che aumentare le differenze fra i vari paesi mettendo di nuovo a rischio l’esistenza dell’euro. In passato Draghi ha usato il QE. Intervento che ha salvato l’euro ma non i popoli. Vedremo cosa inventeranno questa volta. Ma la questione euro ritorna.
I problemi dell’Italia, tuttavia, non riguardano solo il quanto ma anche il come si spende. In passato, i soldi alle banche o sparsi a pioggia non hanno dato effetti significativi. Se non interviene direttamente lo Stato c’è poco da sperare. Senza mutamenti, le consuete politiche aumenteranno il differenziale fra debito/deficit/Pil.
E, prima o poi, ci chiederanno di nuovo conto di un debito troppo alto. Non solo. Senza cambiare radicalmente si creeranno le condizioni per un intervento del famigerato Mes (attualmente nella fase finale di approvazione). In questo modo, la tragedia greca comincerebbe a materializzarsi.
Per questo è importante la campagna contro la ratifica. Campagna che, tuttavia, andrebbe accompagnata da proposte alternative al solito brodino liberista: contrasto alla speculazione finanziaria/Mercati anche con strumenti monetari atipici; modifica del ruolo delle banche, rilancio dei servizi pubblici come rete di supporto a tutte le attività; cancellazione dell’autonomismo regionale e del titolo V.
Cambiamenti radicali resi necessari ed evidenti proprio dal quel coronavirus che ha mostrato che quando serve c’è solo il pubblico; mentre il privato è presente solo quando si guadagna.
Che la gestione della sanità deve essere unica e nazionale e non parcellizzata regione per regione. Che i Mercati agiscono in maniera contraria alle esigenze del popolo.
Quello che serve un tempo si chiamava: programmazione. Ma per poter programmare è necessario riprendere il controllo sulla moneta, sulla politica economica, sui servizi sociali, sulla politica estera e sui confini. Ed in quest’ultimo caso non parliamo solo di immigrati, ma soprattutto di capitali.
Il cambiamento radicale è l’attuazione della Costituzione del ‘ 48.
Nulla di nuovo, tuttavia, sembra esserci nella politica. Si è usata la crisi per attutire le diatribe nella maggioranza e tirare a campare. Fra rosari, preghiere e madonne, Salvini ha perso altre occasioni per tacere. I 5S sembrano scomparsi. Destra e sinistra sono confuse e si confondono come non mai. In generale la classe dirigente ha dimostrato di essere incerta, insicura, pavida. Non si percepisce nessuna chiarezza e autorevolezza.
In questo quadro, tuttavia, manca una voce diversa: un polo politico alternativo che, anche a partire dalla vicenda in atto, proponga un cambiamento radicale per affrontare le emergenze ma anche la normalità. Ad esempio, perché si può sforare per il coronavirus e non è possibile per dare lavoro a milioni di disoccupati, o un buon lavoro ai giovani e ai precari? Perché oggi si afferma che la salute è fondamentale e nulla si dice di un milione di cittadini che non si curano per mancanza di soldi? E l’elenco potrebbe continuare.
Il terzo polo manca per varie ragioni. A volte c’è un ipertrofia teorica e la mancanza di politica. Ci si riempie di dati ma non si è capaci di levare un ragno dal buco. In questo quadro emerge la crisi del ceto intellettuale che invece di mettersi a disposizione di un nuovo progetto preferisce (fino ad ora) la pappa precotta, poltrone pre-riscaldate (Bagnai e Fassina ad esempio) o continuare le proprie pensate senza pensare a come metterle in pratica.