Stiamo perdendo migliaia di nostri concittadini e stiamo mettendo l’intero popolo italiano davanti all’evidenza che solo lo stato può proteggerci. Il nostro governo chiede aiuto all’Unione Europea e questa lo nega. Nove governi europei, per la prima volta uniti, chiedono che almeno una piccolissima frazione delle risorse che gli altri grandi attori mondiali stanno mobilitando, pur avendo molti meno malati di noi, sia resa disponibile subito e senza condizioni jugulatorie anche per sostenere i nostri medici ed infermieri, i milioni di lavoratori che consentono alla nazione di continuare ad esistere, e ci separano dalla disintegrazione. Il Consiglio Europeo dice di no e ci costringe a porre il veto.
Ci sono momenti in cui si manifesta il vero spirito, e nel quale bisogna ricordarsi di sé. Noi latini abbiamo millenni di storia alle spalle, ora dobbiamo essere alla loro altezza. E dobbiamo farlo tutti insieme. Ora bisogna essere conseguenti.
Si cambi radicalmente tono.
Non si può chiedere l’accesso alla condizionalità del Mes, è un errore. Non c’è il tempo di cambiarne il Trattato. Bisogna che gli stati nazionali emettano debito irredimibile, secondo un programma concordato e adeguato alla sfida, almeno all’altezza del programma americano, e la Bce lo acquisti trasferendolo alle singole Banche Centrali. Titoli di debito pubblico senza scadenza ed a interessi zero.
Un programma di sostegno all’economia dei paesi, ai salari, all’occupazione, ai servizi, che impedisca il crollo delle strutture sociali e produttive.
O si ottiene questo, rapidamente, o bisognerà girarsi ed allontanarsi dal burrone in un altro modo.
Il Piano B può essere solo uno: uscire unilateralmente o uscire tutti insieme dall’Unione Europea e creare nuovi accordi con chi ci vuole stare ed è simile a noi.
Avrebbe un grande futuro perché il mondo si appresta a guardare a sud ed a est.