La crisi che stiamo vivendo produce e produrrà un profondo mutamento. Questo sarà abbastanza strettamente dipendente da quanto tempo durerà e dal grado di paura che sarà alla fine tollerabile dalla nostra società. Tutto questo va ben oltre l’economico ed il ciclo sanitario, coinvolge in modo molto diretto la sovranità1Come scrive Carlo Galli, “paura della morte, calcolo razionale dell’utilità, esigenza di pensare la politica come artificio pattizio fortemente unitario che con la legge dà consistenza e sicurezza a una società di uguali, sempre aperta al rischio di dissoluzione; questi sono i caratteri della sovranità razionale” (Carlo Galli, “Sovranità”, Il Mulino 2019, p.79)., ovvero la forma del potere sovrano definita nelle nostra istituzioni e pratiche politiche. Nella modernità è, infatti, produttore di ‘sovranità’ il processo concreto che implica il potere legittimo di tutti e presuppone la protezione fisica e sociale delle persone. In essa è sempre in tensione dialettica la ricerca di sintesi della volontà politica con i vincoli dell’ordinamento giuridico e la messa in tensione di questi con la politicità diffusa nella società.
Ma se la sovranità è sempre un processo storicamente concreto e se emerge non dall’onnipotenza solitaria di un soggetto, o dalla sua volontà, ma dalla forza costituente delle crisi, allora qui ciò che si sta facendo, o si potrebbe fare se la crisi durasse oltre i limiti di resistenza di sistema, è esattamente una nuova sovranità.