Il Ministro Bellanova propone di riaprire il flusso di lavoratori rumeni per l’agricoltura

Con una inaccettabile forzatura della logica, prima ancora che della lingua, il ministro dell’agricoltura, la renziana Teresa Bellanova, ha proposto di equiparare i lavoratori agricoli a quelli sanitari, e quindi di consentirne la libera circolazione nella Ue.

Lo scopo è chiaro ed evidente: i centomila lavoratori stagionali che ogni anno, solo dalla Romania, venivano in Italia il tempo di farsi sfruttare selvaggiamente nei nostri campi devono tornare anche se siamo nel corso di una pandemia senza precedenti. Non ha importanza che rischino la vita. Che la Romania abbia 5.000 casi e noi 140.000. Dunque, che tornando a casa possano essere messi in quarantena o portare l’infezione al proprio paese. L’associazione dei piccoli proprietari terrieri, la Coldiretti, applaude.

Invece di offrire lavoro ai nostri disoccupati, come fanno in Francia e Germania, la brillante ministra propone immigrazione e voucher. Quindi più rischio per i lavoratori e più precariato.

Le associazioni datoriali approvano, i sindacati protestano.

Noi sappiamo con chi stare.

In un paese che ha milioni di disoccupati, in un mondo nel quale le catene internazionali di approvvigionamento rischiano di interrompersi per lungo tempo, con milioni di ulteriori disoccupati, molti stagionali, nel settore turistico, bisogna fare ben altro.

  • Rimettere mano drasticamente alla filiera produttiva e distributiva, per evitare che la componente industriale si appropri di tutto il valore, sfruttando selvaggiamente piccoli produttori e questi i lavoratori, stagionali e non (vedi rapporto OXFAM 2018);
  • Assicurare il più rigoroso tracciamento dei prodotti, per aumentarne la sicurezza ed evitare casi di concorrenza sleale e dumping;
  • Incentivare i lavoratori del settore turistico che hanno perduto o interrotto il lavoro a riconvertirsi provvisoriamente nelle filiere agricole, a fronte di salari dignitosi e condizioni di lavoro adeguate;
  • Impedire speculazioni sul prezzo nella Grande Distribuzione che non si ripercuotono sui produttori ma si risolvono in sovraprofitti spesso per operatori esteri;
  • Potenziare la produzione agricola per procedere verso l’indipendenza alimentare, condizione della maggiore indipendenza ed autonomia del paese;

Nuova Direzione rigetta completamente la proposta di Coldiretti e del ministro di ricorrere ai voucher per impiegare pensionati, cassintegrati e studenti oltre ad aprire le frontiere.

Il settore agricolo non può essere l’avanguardia del più selvaggio sfruttamento del lavoro.

L’immigrazione non può essere l’eterna valvola di sfogo di una imprenditoria pigra e vigliacca per non migliorare i prodotti, investire sulla produzione e la formazione, ed aumentare il valore aggiunto per operatore.

L’Italia merita ben altro!

 E ben altro meritano i lavoratori, di qualsiasi nazionalità.

Foto di form PxHere

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