Nel mezzo dell’atteso discorso sulla cosiddetta “fase 2” delle misure di contenimento della epidemia da Covid-19 il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha fatto cadere la parolina magica dell’ultimo trentennio: “riforme”.
Senza spiegare per quale motivo i tecnici del governo hanno deciso di conservare una normativa uniforme in tutta Italia, oppure di lasciare chiuse le Chiese, ha colto l’occasione per anticiparci le lacrime e sangue che seguiranno.
Il Paese dovrà ‘stringersi a coorte’ e ‘ricostruire’, nel farlo dovrà anche risolvere i problemi che erano sempre stati lasciati indietro, immaginiamo le pensioni a 80 anni, e fare finalmente ‘le riforme’.
Questo governo è sostenuto dal Partito Democratico, non si possono avere dubbi su quali siano. Coperti dalla retorica del paese da “ricostruire”, e con l’aiuto della firma del Mes e delle sue stringenti condizionalità, la classe politica più subalterna alla logica dell’austerità del paese si appresta a far pagare le misure necessarie a impedire il crollo totale dell’economia alle classi deboli. Avremo ancora più precarietà, aiutati da una disoccupazione da anni trenta, e ancora meno servizi. Molto probabilmente ne faranno le spese, come sempre, l’istruzione e la stessa sanità ora magnificata.
Nuova Direzione aspetta questo governo alla prova dell’autunno. Saremo a fianco dei lavoratori italiani e di quanti soffriranno l’ulteriore riduzione dei servizi.
Non abbiamo bisogno di “riforme”, ma di una radicale “ri-organizzazione” del paese che la faccia finita con la precarietà, la dipendenza, l’abbandono e crei nuovamente le condizioni di un’Italia giusta, forte, accogliente. Nella quale nessuno sia lasciato indietro.