Un articolo di Vito Pezzella.


Circa un mese fa FedEx-TNT, importante multinazionale del settore logistico, ha annunciato che lascerà il sito di Piacenza, distruggendo dalla sera alla mattina la vita di oltre 300 lavoratori. 

Affari in crisi? Come chiarisce Alessandro Zadra (Si Cobas), dati alla mano sembrerebbe proprio di no. “L’azienda” – sostiene Zedra – “non è in crisi. I volumi del sito di Piacenza sono stati spostati in altri magazzini. Il lavoro c’è. Quello che sta accadendo è frutto della volontà di aumentare la flessibilità e la precarietà nel mondo del lavoro” (1). 

Quali sono dunque le reali motivazioni della multinazionale americana? La strategia, ormai, sembra essere più che cristallina: bisogna eliminare quei centri in cui i lavoratori riescono a strappare salari più alti e, in generale, migliori condizioni di lavoro. Insomma, chiudere i magazzini per cestinare le mele marce, ovvero espellere i lavoratori più organizzati e combattivi. Una tattica non dissimile da quella  attuata in questi ultimi decenni da molte delle imprese nostrane, che in nome di una tanto in voga internazionalizzazione delocalizzano in Paesi particolarmente vantaggiosi, che godono cioè di un regime fiscale più conveniente e di una manodopera disposta ad accettare condizioni nettamente peggiori.

La lotta

La storia di questi lavoratori inizia tra gennaio e febbraio 2021, con le lotte – a guida SI Cobas – per ottenere migliori condizioni di lavoro e stabili garanzie occupazionali. Le rivendicazioni, anche se rivolte alla multinazionale, provengono da lavoratori in subappalto con cooperative; l’intento è obbligare FedEx-TNT ad assumersi le dovute responsabilità, facendo pressione sui propri fornitori e appaltatori. (2) Non di rado infatti si ricorre agli appalti per mascherare situazioni di interposizione illecita di manodopera, e per comprimere e raffreddare il costo del lavoro.

La lotta produce i suoi frutti (3): ottenimento dei corretti livelli di inquadramento; ticket mensa da 7 euro; le differenze non pagate del premio di produzione nel 2020 (ed il suo rinnovo per il 2021). Ma la reazione non tarda ad arrivare. Agli inizi di marzo, per 29 lavoratori la Procura dispone un mandato di perquisizione, e gli arresti domiciliari per due sindacalisti impegnati nelle azioni di lotta di inizio anno. Misure poi revocate ed alleggerite qualche settimana più tardi, anche a seguito della partecipatissima manifestazione di Piacenza. (4)

L’ennesimo colpo di mano giunge però alla fine di marzo, quando FedEx-TNT annuncia l’abbandono del magazzino di Piacenza, tradendo di fatto l’accordo sindacale sottoscritto il febbraio precedente, nel quale si impegnava a garantire i livelli occupazionali previsti. (5)

Cosa è successo poi?

I lavoratori non hanno tardato a reagire, organizzando uno sciopero anche in tutti gli altri stabilimenti italiani della multinazionale. Ma a una legittima azione di protesta (prevista e sancita peraltro dalla nostra Carta Costituzionale), FedEx-TNT sembra aver reagito in modi eufemisticamente meno eleganti.  In una nota di Si Cobas, si riferisce ad esempio della presenza di picchiatori di agenzie private, arruolati da FedEx-TNT per contrastare le azioni di lotta e mobilitazione. (6)

Il pensiero, ovviamente, non può che andare alle infami squadracce dell’immediato dopoguerra, considerate da industriali e agrari nostrani come la soluzione ottimale alle rivendicazioni dei lavoratori. Fatto che, unito all’arresto indiscriminato di sindacalisti e manifestanti, restituisce un clima che assomiglia sempre di più ai cupi anni ‘20 del secolo scorso.

A contrastare i nostri azzardati paragoni c’è però una notizia che sembrerebbe ripulire la scarsa reputazione del colosso statunitense. FedEx infatti ha recentemente siglato un accordo per il magazzino di Padova, impegnandosi ad assumere direttamente i lavoratori in subappalto. Peccato però che tale accordo è stato sottoscritto  con la sempre più pavida CGIL, peraltro nel sito nettamente minoritaria (7), tenendo fuori tutte le altre sigle sindacali. E a vedere nel dettaglio i termini dell’accordo, ci sarebbe tutt’altro che da festeggiare. Condizioni nettamente peggiorative, rinuncia a molte delle conquiste passate; al bando i premi di produzione contrattati a livello aziendale; via libera agli incentivi all’esodo, il che peraltro contraddirebbe l’impegno a non licenziare.

Un’internalizzazione al ribasso dunque, accompagnata dall’ormai consueta e subdola formula minatoria dei nostri nuovi padroni nazionali. La stabilità – sembrano dirci – ha un prezzo. E quel prezzo è la vostra dignità. 

Fonti

  1. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/04/29/fedex-tnt-operai-bloccano-i-cancelli-a-peschiera-borromeo-si-cobas-azienda-sposta-merce-qui-e-lascia-a-casa-300-lavoratori-a-piacenza/6181646/
  2. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/30/tnt-fedex-lascia-il-distretto-della-logistica-di-piacenza-a-rischio-600-posti-dopo-sciopero-di-gennaio-aveva-escluso-impatti-sulloccupazione/6150345/
  3. Ivi
  4. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/14/sindacalisti-arrestati-e-perquisiti-dopo-scioperi-lavoratori-della-logistica-in-piazza-prima-della-loro-lotta-contratti-da-5-euro-allora-video/6132433/
  5. Nota 2
  6. http://sicobas.org/2021/04/27/piacenza-25-aprile-dai-picchiatori-delle-squadracce-fasciste-a-quelli-delle-agenzie-private-la-resistenza-degli-operai-continua/
  7. https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/05/04/fedex-contratti-al-ribasso-che-cancellano-i-premi-e-stabilimenti-chiusi-dopo-gli-scioperi-cosi-le-richieste-del-sindacato-di-base-restano-fuori-dalle-trattative-con-il-big-della-logistica/6170647/
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