O.d.G. Prima Assemblea Nazionale
La prima Assemblea nazionale di Nuova Direzione, convocata a Milano il 25 e 26 gennaio 2020:
- assume le relazioni introduttive alle due giornate di lavori;
- valuta positivamente il contenuto e i toni degli interventi succedutisi;
- approva, integrando tre emendamenti, le Tesi generali dell’associazione;
- vota ed approva l’elezione del Direttivo e del Tesoriere;
- vota ed approva la scelta del logo associativo.
L’ Assemblea assume inoltre i contenuti del documento di convocazione, rilevando come essi siano confermati dai recenti sviluppi della crisi libica e del conflitto Usa-Iran, che mostrano la pressoché completa irrilevanza internazionale del nostro paese, impegnato a ricercare un rango formale cui non corrisponde un ruolo sostanziale, e ad apparire artefice di strategie che in realtà sono decise da altri.
L’idea di risolvere le questioni rimandando il tutto all’inesistente politica estera comunitaria rivela ancora una volta quale prezzo si paghi a voler credere che l’Unione europea sia qualcosa di diverso da una provvisoria alleanza di stati nazionali,mossi da interessi diversi e spesso divergenti.In ciò si misurano appieno tutti i risultati della scellerata scelta di identificare integralmente gli interessi nazionali del paese con quelli delle istituzioni sovranazionali in cui esso è inserito, di smantellare (su commissione) quell’impresa pubblica che aveva consentito lo sviluppo dell’Italia garantendole anche una significativa proiezione estera, di accettare il rigore monetario e fiscale europeo per imporre la disciplina di classe all’interno, distruggendo così sia la forza dei lavoratori che la capacità dinamica di lungo periodo del sistema produttivo.
Nello scenario appena tratteggiato appare ancor più tragicomica e vacua l’agitazione degli attori della commedia politica italiana, fatta di contrasti tanto roboanti quanto inessenziali.
All’europeismo prono e servile degli uni si oppone l’antieuropeismo intermittente e retorico degli altri. Alla fine tutti si affannano a schierarsi con gli USA, preparando subordinazioni ancor più gravi e rischiose. Poco rilevanti, poi, sono le divergenze economiche tra una destra e una sinistra che rappresentano soltanto varianti del liberismo e che sono fraternamente unite in un modello di (sotto)sviluppo basato sull’uso opportunistico e privatistico del residuale intervento pubblico e nell’adesione alle logiche federaliste.Si conferma quindi la necessità di un progetto politico di tipo socialista che dia una risposta alla crisi della democrazia fagocitata dal liberismo.
E che quindi coniughi interesse di classe e interesse nazionale,facendo della ripresa della piena occupazione e del mercato interno, guidata dalla crescita dell’apparato pubblico, la base per ulteriori conquiste dei lavoratori e per l’avvio di un’efficace politica di cooperazione internazionale nell’area mediterranea e altrove.
Un progetto che può prender vita solo all’interno di un terzo polo che, superando in avanti l’attuale crisi del M5S e l’attuale minoritarismo dell’antieuropeismo socialista e costituzionale, costruisca un programma di trasformazione del paese a vantaggio dei ceti popolari e mostri progressivamente l’incompatibilità di tale trasformazione con la persistenza nell’Unione europea e nel sistema dell’euro.
Su queste basi l’assemblea impegna l’intera associazione:
- A darsi un’agile ma efficace struttura organizzativa basata su una chiara definizione di ruoli e di compiti e su un programma di crescita territoriale.
- A continuare e approfondire l’opera di propaganda e di (contro)informazione sulla natura dell’Unione europea e sulla necessità e ragionevolezza di un’alternativa socialista.
- Ad attivare al più presto, e comunque prima delle assise di marzo del M5S, iniziative centrali e locali sul tema della costruzione del terzo polo.
- Ad organizzare momenti di approfondimento concernenti temi strategici quanto a contenuto, come l’interesse nazionale nella crisi e la posizione sull’immigrazione, e quanto a metodo, come il tema delle strategie di comunicazione.
- Ad intervenire, da sola o in cooperazione con altri, nei più rilevanti conflitti sociali, come ad esempio il proliferare delle crisi industriali, mostrando nel concreto il significato delle nostre proposte.
- A sviluppare una specifica azione nei territori periferici, ed in particolare nel mezzogiorno, per ostacolare la marginalizzazione di parti crescenti del paese e per contrastare il progetto bipartisan del regionalismo differenziato.
- A sviluppare le proprie capacità di ricerca scientifica e politica costruendo progressivamente, in incontri da programmare rapidamente, un programma socialista per il paese in connessione con intellettuali, militanti interni ai conflitti sociali, rappresentanti del mondo delle imprese e della parte dell’apparato di stato più fedele alla Costituzione.
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