Sento spandersi un gran entusiasmo per la misura della Lagarde di ampliare l’ampiezza del QE. E la rabbia per le dichiarazioni di revoca del whatever di Draghi sembra sfumare. Insensato. Sarebbe come se un ammalato di tumore esultasse se gli dessero più palliativi al posto della chemio. 

Cerchiamo di mettere qualche punto sulle ‘i’ che ne abbisognano. Prima di tutto la differenza tra whatever e QE, mi pare non venga colta spesso. Il whatever è una minaccia ai mercati nel caso si azzardino di speculare contro un debito sovrano. Questa minaccia è credibile, e fu creduta, per il modo specifico con cui avviene la speculazione sui mercati mondiali. 

Il QE, invece è una misura, per così dire ricostituente, dopo una crisi. E non è neppure lontana parente del whatever.

Il whatever punta a impedire che i mercati vendano. Il QE invita a vendere. 

Perché invita a vendere? La teoria dominante è che rendendo liquidi i mercati e aumentando il valore dei titoli questo indurrebbe a maggiori investimenti e quindi favorirebbe la ripresa. Non mi interessa discutere la teoria che comunque ritengo dubbia. 

Mi limito a constatare che dopo il QE USA, partito nel 2012, l’economia americana effettivamente ha ripreso soddisfacendo il criterio della Yellen (Presidente della FED) per smetterlo: che la disoccupazione cadesse sotto il 5%. Mentre la ripresa di quella europea è stata molto inferiore.  (altro…)